La Riforma verrà ulteriormente modificata (e prorogata)?
Il ministro Abodi ha in più occasioni assicurato che la riforma non sarà prorogata, e che al più sono in arrivo modifiche tese, tra l’altro, a semplificare le procedure e ridurre i costi per le associazioni e società sportive; queste le sue parole espresse nel corso delle risposte al question time di pochi giorni fa (20 aprile) al Senato:
“La data del 1° luglio sarà la data di entrata in vigore della riforma, mi auguro che questo si sia ormai stabilizzato nei convincimenti di tutti, nell’interesse dell’intero sistema”
“Non accetterei rinvii all’applicazione della nuova disciplina del lavoro sportivo, perché non è immaginabile rimandare il doveroso riconoscimento della giusta dignità economico-finanziaria a chi lavora nel mondo dello sport”
“Stiamo lavorando per migliorare l’attuale decreto, con il differimento dei termini abbiamo conquistato tempo per dare una nostra impronta rispetto a ciò che avevamo trovato, che evidentemente aveva bisogno di ulteriori rifiniture”
“L’obiettivo è ridurre e semplificare il più possibile gli adempimenti a carico del mondo dello sport e consentire in tal modo un’importante riduzione dei costi a carico di associazioni e società dilettantistiche mediante l’ammodernamento, il potenziamento e l’ampliamento delle funzioni del Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche detenuto presso il Dipartimento per lo sport, che consentirà, non solo di riconoscere le previste agevolazioni a chi ne ha effettivamente diritto, ma anche di aiutare a far emergere fenomeni di evasione fiscale e previdenziale”.
Nel frattempo, in palese contraddizione con quanto dichiarato dal ministro per lo sport, sta circolando una bozza di schema di decreto legge predisposto dal Governo su proposta della ministra del lavoro Calderone, nella quale si prevedono numerose modifiche in tema di adempimenti dei datori di lavoro e tutela della sicurezza.
In particolare, per quanto riguarda il lavoro sportivo, l’articolo 39 della bozza di decreto prevede modifiche e abrogazioni agli articoli 28 e 35 del d.lgs. 36/2021, in altre parole l’abrogazione di importanti semplificazioni operative introdotte con il “decreto correttivo” del novembre 2022 (d.lgs. 163/2022), vale a dire:
- l’esonero dall’obbligo di comunicazione preventiva per i compensi di importo inferiore ad euro 5.000 (art. 28 comma 3);
- la possibilità di effettuare la comunicazione “Uniemens” attraverso il RAS (art. 35 comma8quinquies);
- la possibilità di non emettere busta paga per compensi inferiori a 15.000 euro (art. 28 comma 4);
- la possibilità di emettere le buste paga attraverso il Registro Nazionale delle Attività Sportive Dilettantistiche (art. 28 comma 4).
Si tratta, come ben si comprende, di semplificazioni il cui fine è quello di ridurre gli adempimenti a carico dei sodalizi sportivi consentendo agli stessi di operare autonomamente (quindi senza la necessaria assistenza di professionisti esterni) attraverso il RAS, con l’obiettivo, tra l’altro, della riduzione dei costi.
Se la bozza di decreto dovesse essere confermata, in sostanza per i datori di lavoro sportivi (le a.s.d. e s.s.d.) si riproporrebbero gli ordinari adempimenti e obblighi dei datori di “lavoro comune”, vale a dire:
- la comunicazione preventiva ai Centri per l’Impiego dell’instaurazione del rapporto di lavoro per tutti i rapporti di lavoro, compresi quelli di importo contrattuale inferiore a 5.000 € (non solo: la medesima comunicazione dovrebbe essere trasmessa ANCHE al RAS, con conseguente duplicazione degli adempimenti);
- la tenuta del LUL con modalità ordinarie (di nuovo, con successivo deposito al RAS);
- la comunicazione UNIEMEMS all’INPS;
- l’obbligo di emissione della busta paga anche per compensi minimi.
Non solo: la bozza di decreto prevede anche che le specifiche tecniche e i protocolli informatici necessari al funzionamento del RAS siano resi noti attraverso un decreto da emanarsi entro il 30 giugno 2023, cioè il giorno precedente l’entrata in vigore della riforma (!!!), laddove il decreto 36 prevedeva l’emanazione di analogo decreto entro il 1° di aprile (termine, peraltro, ormai decorso senza che tale decreto sia stato pubblicato).
Le previsioni del decreto lavoro erano state sostanzialmente anticipate dalle osservazioni esposte dalla ministra Calderone nel corso dell’intervento conclusivo del ciclo di audizioni intercorse nel mese di marzo presso le commissioni riunite Cultura e Lavoro, nel corso delle quali aveva evidenziato che:
- la previsione della non necessità della comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro attraverso il RAS dei contratti che prevedono compensi inferiori a 5.000 euro annui (che, ricordiamo, costituiscono circa l’83% dei rapporti di collaborazione sportiva) non consente di tracciare gran parte dei rapporti di lavoro sportivi;
- Il decreto 36 non prevede le tempistiche della comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro;
- l’esenzione dall’emissione della busta paga per compensi inferiori ai 15.000 euro genera un gap informativo;
- la mancata previsione dell’obbligo di pagamento dei compensi sportivi con modalità tracciabile, unitamente all’esenzione dell’emissione della busta paga, potrebbe generare fenomeni elusivi.
Nel corso delle audizioni di cui sopra, gli interventi dei soggetti intervenuti hanno evidenziato una serie di criticità, sia a livello normativo che operativo, che necessiterebbero di essere risolte prima dell’entrata in vigore della riforma e in tempi ragionevolmente utili.
Il Regolamento RAS: un’occasione perduta per fare chiarezza
Nel frattempo, a fine marzo, è stato emanato il nuovo regolamento del RAS (si v. Patrizia Sideri, Il nuovo Regolamento per il Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche) che, come da più parti auspicato, prevede l’istituto della “delega” per l’accesso e la comunicazione di alcuni specifici dati al Registro, rendendo di fatto possibile l’intervento dei collaboratori del presidente del sodalizio (compresi i consulenti dello stesso) in materia di comunicazione dei dati al Registro. Per contro non porta un chiarimento definitivo in merito all’annosa querelle relativa alla necessità di svolgimento congiunto ovvero alternativo (“e”/”compresa” oppure “o”/”ovvero”) delle attività sportiva (agonistica), didattica (corsistica) e formativa.
Questo lo stato dei fatti ad oggi...
È evidente che il clima di incertezza che grava sulla riforma rende difficoltosi sia l’avvio della stessa che, soprattutto, la programmazione da parte dei sodalizi sportivi: e ci si riferisce non solo all’aspetto organizzativo – per altro da non sottovalutare – ma anche, e soprattutto, a quello gestionale e operativo; si consideri che i budget per la prossima stagione sportiva si stanno predisponendo in questo periodo, anzi, in alcuni casi è già tardi.
I consulenti Fiscosport sono, da sempre, convinti sostenitori della riforma e della necessità che questa prenda avvio il prossimo 1. luglio, e siamo certi dell’ineludibilità della riforma del lavoro sportivo, soprattutto in seguito alle note sentenze della Corte di Cassazione in materia di compensi sportivi del novembre e dicembre 2021 già commentate in precedenti articoli su questa rivista (si v. Biancamaria Stivanello, La Cassazione frena sui compensi sportivi e “anticipa” la riforma – Parte seconda e Parte Prima). Tuttavia cominciamo a temere che la partenza avvenga al buio, e che le modalità di applicazione concreta di troppi importanti adempimenti e dei relativi oneri siano chiarite in corso d’opera, con tempistiche non certe, lasciando agli operatori sportivi e ai loro consulenti l’onere, e il rischio, dell’interpretazione e della traduzione operativa di passaggi fondamentali.
Certamente non era questo l’obiettivo della riforma, che, al contrario avrebbe dovuto fissare dei punti fermi su tanti aspetti contraddittori della legislazione civilistica, giuslavoristica e tributaria dei sodalizi sportivi.
Di più: non vorremmo che l’assenza di provvedimenti attuativi e l’emanazione in “zona Cesarini” di norme modificative possano rappresentare il preludio di un ulteriore rinvio della partenza della riforma, ipotesi assolutamente da evitare.
Si veda anche Le principali criticità operative della Riforma dello sport