L’articolo a cui ci riferiamo nelle prossime righe e per il quale siamo stati contattati da SCF è pubblicato alla seguente pagina: Società consortile fonografici e obbligo di pagamento dei diritti
In primo luogo SCF fa presente di rappresentare oggi anche il repertorio di AFI, di conseguenza il riferimento all’accordo AFI – ANIF Eurowellness è “quantomeno anacronistico e da considerarsi ampiamente superato“.
Che AFI rappresentassse una minima parte dei produttori, e che l’accordo AFI / ANIF non fosse ovviamente vincolante per SCF l’avevamo scritto chiaramente, ma certamente prendiamo atto della richiesta di SCF e diamo la precisazione richiesta.
In secondo luogo SCF fa presente che il d.p.c.m. 1/9/1975 citato nella risposta è stato abrogato dal successivo d.p.c.m. 2/2/2015 (che alleghiamo).
Effettivamente tale disposizione ci era sfuggita e ci scusiamo coi nostri lettori per tale errore.
Cogliamo l’occasione per segnalare che a differenza del precedente il nuovo provvedimento, dopo una lunga serie di richiami preliminari (alla normativa, alle raccomandazioni comunitarie, alle osservazioni del Garante della concorrenza e del mercato, alle consultazioni con il Comitato permanente per il diritto d’autore e con i rappresentanti delle categorie interessate) ribadisce che la misura del compenso ai fonografici deve essere concordata “con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative degli utilizzatori” e soprattutto, al secondo comma dell’art. 2, detta una serie di precise indicazioni di cui si dovrà tener conto nel concordare tali compensi.
Queste indicazioni, completamente assenti nel d.p.c.m. precedente, ci paiono di grande rilevanza, e ben volentieri le citiamo:
“La misura e le modalita’ del compenso di cui al primo comma sono determinate con equita’ e ragionevolezza tenendo conto, tra l’altro, del valore economico dell’effettivo utilizzo dei diritti negoziati, della natura e della portata dell’uso delle opere e di altri materiali protetti. Si tiene altresi’ in considerazione:
a) lo scopo di lucro o non di lucro per il quale è effettuata l’utilizzazione;
b) gli incassi lordi o le quote degli incassi lordi corrispondenti alla parte ed al ruolo che il fonogramma o apparecchio impiegato per lo sfruttamento del fonogramma occupa nella sua pubblica utilizzazione;
c) la misura del compenso dovuto per la medesima utilizzazione dei corrispondenti diritti d’autore di cui al titolo I della legge 22 aprile 1941, n. 633, sulla protezione del diritto di autore e di altri diritti connessi al suo esercizio“.
E da ciò traiamo indicazioni a nostro avviso di particolare rilevanza per il nostro settore; è chiaramente stabilito infatti che si dovrà tener conto:
- “del valore economico” che ha la componente musica per i sodalizi sportivi che la utilizzano
- “dello scopo di lucro o non di lucro” dell’utilizzatore
- della quota di incassi che dipendono dall’utilizzo della musica.
In conclusione, fatte le doverose rettifiche e precisazioni qui sopra esposte, non possiamo che confermare quanto abbiamo scritto nella risposta in questione e negli articoli in essa citate:
- il compenso a SCF è certamente dovuto e, stanti le possibili conseguenze anche sul piano penale, raccomandiamo di non trascurare, o peggio ignorare, le richieste che dovessero provenire dall’ente
- l’entità del compenso non è stabilita dalla legge o dai regolamenti ma è demandata ad accordi con le organizzazioni di categoria, e non ci risulta (né SCF nella sua lettera ce ne dà notizia) che a oggi ne esistano, per il settore sportivo
- il suggerimento è quindi quello di cercare una soluzione condivisa, e in tale ambito l’unico “precedente” con un minimo di ufficialità (ancorché superata, obsoleta, mai vincolante per SCF), che potrebbe essere preso a base di una trattativa, è la convenzione AFI / ANIF del 2010. Altro, a noi non risulta.