Con la sentenza che si segnala la Corte di Cassazione si è espressa sul tema della responsabilità del direttore di un autodromo per la morte di un pilota uscito dalla pista ed andato a collidere contro un muretto di protezione del circuito. Nella decisione qui allegata, la Suprema Corte di Cassazione ha affermato tre principi di rilievo e precisamente:
1. “La gestione di un autodromo, sia o meno soggetta a normative cautelari specifiche (e le due sentenze di merito hanno anche individuato nelle norme della FIA, competente per i circuiti internazionali, come quello diretto dall’imputato e nelle norme della Csai, competente per i circuiti nazionali, la specifica regolazione delle provvidenze tecniche per far si’ che, in caso di fuoriuscita di una autovettura dalla sede di pista, siano ridotte al minimo le conseguenze per il pilota e per l’autovettura e, comunque, perche’ si realizzi tendenzialmente l’incolumita’ del pilota), non costituisce zona franca rispetto alle ordinarie regole cautelari considerate dalla norme penali generali e segnatamente dagli articoli 43, 589 e 590 c.p.;
2. La destinazione di un impianto allo svolgimento di attività pericolose, lungi dall’attenuare gli obblighi di diligenza, perizia e prudenza del gestore o del responsabile dell’impianto medesimo, ne sollecitano un maggiore impegno e una maggiore diligenza, come e’ evidenziato dalla regola di diritto comune di cui all’articolo 2050 c.c. che impone, nell’esercizio di attività pericolose, anche nella prospettiva del mero danno civile, l’adozione di tutte le misure idonee ad evitare il danno.
3. La individuazione di criteri di salvaguardia stabiliti da norme associative FIA e Csai bene può essere assunta a fonte di conoscenza di generali parametri di diligenza e perizia, necessari nell’esercizio di autodromi.”
La Corte ha pertanto concluso che della morte di un pilota dovesse ritenersi responsabile il direttore dell’autodromo per aver omesso di procedere per tempo alla «fresatura» della via di fuga in un tratto del percorso, funzionale a porre rimedio ai casi non infrequenti di perdita di controllo dei veicoli cagionata da cause meccaniche o da cause umane.
Tale inosservanza, secondo il giudice di merito, aveva fatto sì che, in ragione del mancato svolgimento di adeguato effetto frenante, il pilota, nell’uscire dalla pista, aveva finito con il collidere violentemente contro un muretto di protezione del circuito riportando lesioni gravissime che lo avevano poi condotto alla morte.