Biancamaria STIVANELLO
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Avvocato cassazionista con studio in Padova dal 1994.
Si occupa di diritto e fiscalità dello sport dilettantistico e del Terzo Settore, prestando attività di consulenza e assistenza, in sede stragiudiziale e giudiziale.
Svolge attività di formazione per quadri e dirigenti di associazioni e società sportive dilettantistiche e di enti non profit nell’ambito degli Enti di Promozione Sportiva, degli Enti di Promozione Sociale e di alcuni progetti ed eventi della Scuola dello Sport del CONI.
Pubblicista e Direttore di PQM notiziario della Camera Civile degli Avvocati di Padova “Alberto Trabucchi”.
Dal 2019 socio e componente del comitato di redazione della rivista on-line “Fiscosport”.
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Voga alla veneta e inquadramento dei collaboratori
In una a.s.d. con sede in Venezia - affiliata alla FIC e alla FICSF con atleti tesserati che praticano canottaggio e la disciplina delle VIP partecipando a diverse manifestazioni agonistiche, campionati regionali e campionati nazionali - numerosi soci, non tesserati, praticano la voga alla veneta, pratica sportiva molto diffusa in zona e legata alla tradizione storico/culturale della città. Molti neo iscritti, poco pratici della voga veneta e delle imbarcazioni tipiche veneziane o delle acque veneziane, vengono accompagnati, nelle loro uscite in barca, da soci più esperti che insegnano loro a riconoscere i percorsi lagunari e le condizioni ambientali (correnti, venti, maree) oltre a perfezionare la tecnica di voga. A questi "accompagnatori" viene riconosciuto, per la loro disponibilità, un contributo simbolico di 8 euro per ciascuna uscita in barca. L’assistenza ha carattere saltuario con una frequenza media di 4/5 uscite nell’arco di un mese per 2/3 volte l’anno (stiamo parlando di un contributo annuo che in genere non supera i 1000 €). Si chiede come debba essere considerata la loro prestazione alla luce della nuova normativa sul lavoro sportivo e quali adempimenti fiscali e contributivi siano necessari per questa tipologia di collaboratori. Grazie
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Regimi applicabili ora e in futuro alle a.s.d. che sono anche APS
Per le associazioni sportive dilettantistiche che siano anche APS, iscritte al RUNTS o ivi trasmigrate dai registri regionali o nazionali delle associazioni di promozione sociale di cui alla L.383/2000, non è agevole individuare i regimi applicabili alla c.d. doppia qualifica nel panorama delineato dalle due grandi riforme in corso di attuazione. Ne sono dimostrazione i vari quesiti che giungono dai nostri lettori. Ne prendiamo spunto per fare un sintetico - e ci auguriamo utile - riepilogo del complessivo quadro di riferimento quanto alla disciplina dei compensi, del lavoro sportivo e del regime fiscale di cui alla l. 398/91
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Le novità nella conversione del “decreto milleproroghe”
La riforma del lavoro sportivo parte dal 1 luglio 2023: la conferma arriva dalla conversione in legge del "Decreto Milleproroghe" (d.l. 198/2022) approvata in via definitiva dalla Camera nella seduta del 23.02.2023
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Doppia mansione nella asd/ssd: il caso del collaboratore sportivo e amministrativo gestionale
Quella del factotum è una figura tanto indispensabile quanto frequente, soprattutto nelle piccole e medie realtà associative che non disponendo di molte risorse umane si affidano a collaboratori e/o volontari dediti alla pratica sportiva e, nel contempo, impiegati negli adempimenti necessari per la corretta gestione amministrativa del sodalizio e/o in una serie di mansioni non sportive né amministrative ma c.d. di servizio, come la manutenzione e le pulizie
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La denominazione di «associazione sportiva dilettantistica»
Riaffora ogni tanto il dubbio se la denominazione della associazione sportiva dilettantistica presente sia nello statuto che in tutti i documenti pubblici debba sempre essere indicata per esteso o se si possa utilizzare anche il solo acronimo a.s.d. Un quesito, in particolare, oltre a presentare il dubbio ora espresso, chiede altresì se l'intera indicazione sia necessaria per usufruire delle agevolazioni fiscali. Nel contributo che segue facciamo nuovamente il punto sulla questione
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Lavoro sportivo e “quota 100”: divieto di cumulo anche per i compensi inferiori a 5.000 euro?
Il cambio di paradigma introdotto con la riforma del lavoro sportivo a opera del d.lgs. n.36/21, che prevede il totale superamento del sistema dei compensi sportivi dilettantistici e qualifica sempre come lavoratore colui che opera a titolo oneroso, comporta una serie di conseguenze a cascata anche in ordine all’applicazione di specifiche discipline, come ad esempio la c.d. “quota 100”.
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Sportivi senza prestazioni occasionali
Nel nuovo quadro della riforma del lavoro sportivo alla luce del decreto legislativo correttivo n. 163/22 che ha integrato e modificato il d.lgs. n. 36/21 non trovano spazio le prestazioni occasionali e pertanto a partire dal 1.01.2023 – o dalla ulteriore data di differimento della riforma, totale o parziale, che è allo studio del Governo – l’inquadramento dei lavoratori sportivi con applicazione della disciplina fiscale e contributiva differenziata non sembra potersi applicare al lavoro occasionale. Vediamo perché
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Il “baretto” dell’associazione sportiva
Un quesito giunto in redazione ci dà la possibilità di approfondire - anche alla luce della riforma dello sport e del terzo settore - il trattamento fiscale e gli adempimenti amministrativi che spettano a una a.s.d. senza partita IVA che voglia avviare una attività di somministrazione di alimenti e bevande destinata, come da statuto, ai soci e tesserati in occasione di eventi e corsi sportivi.
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Figura e inquadramento del lavoratore sportivo
In questo contributo analizzeremo il nuovo concetto di lavoratore sportivo - che delimita l’ambito di applicazione della legislazione speciale in materia di lavoro sportivo - e le tipologie contrattuali, con particolare attenzione alla fattispecie del lavoro autonomo nella forma della collaborazione coordinata e continuativa, quale naturale modello di riferimento che si adatta a molte situazioni di fatto largamente diffuse nel settore
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Inquadramento degli istruttori sportivi: tre scenari possibili
La stagione sportiva riparte tra mille difficoltà dovute agli effetti della pandemia, ai rincari dei costi fissi e, come sempre, all’annoso problema dell’inquadramento dei collaboratori sportivi che quest’anno, se possibile, si denota ancor più preoccupante per lo scenario di incertezza che si prospetta all’orizzonte
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