Il quesito
Risposta di: Redazione Fiscosport
Il problema del rapporto numerico tra i soci e tesserati è ricorrente e molto sentito dalle associazioni sportive: ne è testimonianza la frequenza con cui giungono in redazione quesiti come quello posto dal gentile lettore.
E nuovamente, come più volte indicato in queste pagine ogniqualvolta si affronta questo tema, dobbiamo sottolineare come il dubbio non possa ricevere risposta univoca: nessuna norma, infatti, stabilisce quale sia il rapporto corretto tra queste due figure.
La scelta del legislatore della Riforma di non indicare una proporzione precisa tra soci e tesserati garantisce alle singole associazioni la libertà di organizzarsi in modo autonomo, in base alle proprie specificità e alle proprie esigenze, garantisce cioè flessibilità (le a.s.d. possono decidere liberamente quanti soci e quanti tesserati avere, senza vincoli numerici), autonomia di regolamentazione (ogni a.s.d. può definire nel proprio statuto i requisiti per diventare socio e le modalità di tesseramento, e personalizzazione (possibilità di adattare la propria struttura organizzativa alle diverse discipline sportive e alle esigenze dei propri soci e tesserati).
Tuttavia si ricorda nelle associazioni vige il cd. principio della porta aperta, volto ad assicurare che la compagine associativa sia formata – e nel corso della vita dell’ente venga arricchita – da soggetti che si riconoscono negli scopi dell’ente anche al fine di evitare la cristallizzazione al suo interno di immutabili situazioni di potere interno.
È evidente, quindi, che la “porta aperta” dà corpo a una garanzia del principio di democraticità, da verificare non in via teorica ma nella sostanza: regolare convocazione delle assemblee, coinvolgimento di tutti i soci, rispetto delle norme statutarie sull’ingresso e uscita degli stessi, eccetera.
Sulla differenza tra soci e tesserati si veda: Barbara Agostinis, Associati non tesserati, ove è presente un link di navigazione per ulteriori approfondimenti.