Il quesito
Risposta di: Redazione Fiscosport

Il quesito proposto dal nostro gentile Lettore fa riferimento a una “vexata quaestio” che – lo si premette subito – non trova nelle nostre fonti una soluzione che possa dirsi univoca e definitiva.
Come giustamente osservato le tesi che sostengono la libera cedibilità delle quote, sebbene suffragate da percorsi interpretativi logicamente corretti (come dimostrano gli approfondimenti di D. Foresta, S.s.d.: perchè sì al "voto proporzionale" e alla "trasmissibilità della quota", in Newsletter n. 11/2016, e S. Andreani, Intrasferibilità delle quote e voto per testa nella S.s.d.r.l.: due delicate questioni ancora aperte, in Newsletter n. 22/2016, menzionati nel quesito) si scontrano poi con l’interpretazione contraria degli Uffici: e di ciò il consulente non può non tenere conto.
Per quanto riguarda la soluzione prospettata dal Lettore della “cessione al valore nominale”, ciò ha rilievo solo nel caso in cui per distribuzione degli utili, come spesso ci risulta sia contestato dall'Ufficio, si intenda qualunque forma di arricchimento dei soci: se così fosse allora effettivamente forse la cessione al valore nominale potrebbe rispettare il divieto. Ma non esistono riferimenti normativi o di prassi a conferma di questa tesi, pur sostenuta da parte della dottrina.
Negli articoli sopra citati sono state approfonditamente descritte le varie strade percorribili, e delle singole posizioni dottrinali e di prassi sono stati evidenziati pro e contro: in questa sede non possiamo fare altro che invitare a individuare, su quella base, le soluzioni che meglio si attagliano al caso concreto, raccomandando comunque una linea prudenziale, posto che la revoca delle agevolazioni fiscali potrebbe avere un impatto fortemente negativo per l'equilibrio economico finanziario della s.s.d.