Mi è stato chiesto di parlare del ruolo che in questo momento ha il CONI.
Dal 2004 il ruolo del CONI è importante e fondamentale. E in proposito vorrei sottolineare subito, e tranquillizzare, che – diversamente da quanto a volte è stato affermato – il CONI non si è mai mosso sotto la spinta dell’Agenzia delle Entrate e della GdF. Ciò che abbiamo fatto era ciò che ritenevamo giusto per restituire credibilità al nostro mondo, quella credibilità che, sentivamo, si andava perdendo e con la quale dovevamo fare i conti ogni qualvolta ci si sedeva ai tavoli istituzionali.
Qual era la causa? Forse non avevamo ben compreso il ruolo del CONI, non avevamo ben compreso l’importanza delle agevolazioni fiscali che il legislatore ci ha garantito… e che nessuno quantifica.
Qualcuno pensa che allo Stato italiano non costi nulla consentire allo sport italiano di non versare i contributi previdenziali per i compensi erogati agli sportivi?
Qualcuno pensa che non costi nulla allo Stato italiano consentire l’esenzione fiscale o una tassazione a titolo di imposta fino a 30mila euro?
Qualcuno pensa che non costi nulla consentire che alcuni proventi, che per loro natura sono proventi per attività di servizi, per il mondo dello sport diventano proventi istituzionali per offrire un servizio al mondo italiano, al mondo dello sport, alla base sociale che rappresenta il mondo dello sport?
Tutto questo costa. E’ bene che ce lo mettiamo in testa. E quando ci sono agevolazioni, quando ci sono privilegi, bisogna esserne degni, bisogna essere degni di averli e di mantenerli. E non possiamo negare che vi è stato chi ha utilizzato gli strumenti messi a disposizione del legislatore per adottare quelle che in termini tecnici si chiamano pratiche elusive: nascondendosi dietro alla facciata della associazione sportiva dilettantistica, infischiandosi delle regole e fruendo delle agevolazioni. E questo inevitabilmente ha fatto perdere credibilità.
Quando per la prima volta mi sono seduto ai tavoli istituzionali mi è stata rivolta questa obiezione: “Sa, dottore, siamo andati in questa struttura e abbiamo trovato questo… in quest’altra struttura abbiamo trovato quest’altro…” Difficile, se si è intimamente onesti, poter replicare…
Ora, la mia domanda è: Visto che dal 2004 il legislatore ci ha dato una grande responsabilità – che è quella di unico organismo certificatore dell’effettiva attività sportiva svolta dalle a.s.d. e dalle s.s.d. – e visto che vi erano tutti questi “infiltrati” nel registro CONI e nel mondo dello sport, come abbiamo protetto questo privilegio, come abbiamo svolto il compito che ci era stato affidato?
La risposta è: “Non lo abbiamo protetto”. Se nel registro CONI ritrovo circoli di lap dance, circoli di massaggi, circoli dove tutto si fa tranne attività sportiva dilettantistica, è evidente che quel privilegio non l’abbiamo protetto.
E chi subisce il danno? Il CONI? No. Le Federazioni? No. Gli Enti di promozione, le Discipline associate? No. Il danno lo subisce l’associazione sportiva che sul territorio opera in maniera seria, portando avanti lo sport dilettantistico, lo subiscono le migliaia di operatori e volontari che ogni giorno, ogni fine settimana caricano le macchine di ragazzini per portarli a giocare su campi di provincia. Quando andiamo a leggere le indicazioni operative della guardia di finanza o dell’agenzia delle entrate troviamo che l’associazionismo sportivo è un “ventre molle”. Ne pagano, sì, le conseguenze le false associazioni sportive, ma a causa loro rischiavano di perdere i benefici anche quelle vere.
Quindi, non è sulla spinta dell’agenzia delle entrate, ma sulla spinta della nostra responsabilità, della responsabilità che si è assunto il Presidente Malagò, che abbiamo introdotto quello che abbiamo definito registro CONI 2.0.
Perché dunque il Registro 2.0? Perché il Registro 2.0 obbliga gli organismi a controllare l’attività e la regolarità dell’associazione. Qualcuno afferma che il registro è complesso. Mah… io posso parlare in qualità di presidente di una piccola federazione, che per quanto piccola ha 890 società sportive affiliate. I nostri statuti sono stati tutti caricati nel registro. Mi sfugge come possano federazioni con 50 dipendenti – quindi 20 volte il numero dei miei dipendenti – non riuscire a caricare un numero 5 volte superiore di statuti…
Cos’è il Registro? Il Registro è strutturato in modo da tutelare le associazioni, cioè in modo tale che l’agenzia delle entrate e gli organi verificatori, solo consultandolo, si dovrebbero rendere conto di quanto affermato prima dal dott. Sinibaldi, cioè l’effettività dell’attività sportiva svolta dall’associazione.
Per quanto riguarda poi gli aspetti formali, le associazioni devono essere affiancate e aiutate a compiere in maniera corretta questi adempimenti, facendocene carico noi come organi affilianti.
Il nuovo Registro del Coni oggi prevede
- che gli statuti vengano caricati dagli organismi affilianti,
- che sia l’organismo affiliante a dover dire a un’associazione se è in regola con le norme, con l’articolo 90 della legge 289 e con l’articolo 148, perché sono gli organismi affilianti che devono mettere in condizione di operare bene, e offrire una sorta di consulenza. Se lo statuto non è corretto, vuol dire che io non ti affilio, o ti dico “non è corretto, non sei nel registro”; ma una volta che l’ente è nel registro deve avere la garanzia che i riferimenti formali indicati sono precisi.
Cosa deve fare l’associazione? Quello che già fa oggi: affiliarsi, tesserare i propri atleti con la propria federazione, con la propria disciplina associata, con il proprio ente di promozione. Quindi, sono gli organismi affilianti che devono comunicare con gli uffici.
Si deve smettere di pensare che i soggetti possano non essere identificati. Noi dobbiamo creare un argine a bar, ristoranti, lap dance, eccetera, che comprando un pacchetto di 100, 200, 500 tessere poi pensino di fare un’associazione sportiva dilettantistica: non funziona così.
Poiché il CONI deve certificare che un’associazione esercita una reale attività sportiva dilettantistica, nel registro vanno inseriti i dati del tesserato, quello che viene identificato con il codice fiscale. E qui desidero ringraziare il dott. Ruffini per la disponibilità che l’Agenzia delle Entrate ci ha sempre dato: il Coni ha un accordo con l’Agenzia delle Entrate, che permette di incrociare i dati del codice fiscale con i dati della banca dell’Agenzia. In questo modo sono potute emergere anche situazioni paradossali come quell’associazione che aveva indicato come codice fiscale quello della Metro, un’azienda della grande distribuzione: si erano sbagliati, prendendo i dati da uno scontrino fiscale! Era una vera a.s.d. ma aveva sottovalutato l’importanza di comunicare i dati corretti.
Stanno emergendo alcune anomalie, ma quello che noi stiamo facendo è un processo di normalizzazione: tutti i dati dei tesserati devono essere comunicati agli organismi affilianti accompagnati dai codici fiscali per verificare che siano tesserati veri. Vogliamo essere seri e mantenere rispetto per noi stessi e per le associazioni.
Ma ancora non basta. Le agevolazioni fiscali spettano per l’attività sportiva non solo agonistica e amatoriale ma anche dilettantistica, poi vi è stata l’estensione alle attività formative e a quelle didattiche; ebbene, se l’ente ha tesserato 100 persone, si deve sapere se queste 100 persone tesserate fanno attività sportiva, o formativa, o didattica. Il CONI deve saperlo, perché a lui spetta la certificazione. Un commercialista certificherebbe mai un bilancio di cui non conosce i dati? Credo proprio di no… Se un ente certificatore vuole mantenere la propria serietà, deve certificare dati reali e così è per il CONI: per questo necessita di sapere che tipo di attività svolge l’associazione sportiva. Tutto ciò va a tutela dell’associazione. Se ci sono male marce, con questo sistema le eliminiamo.
Mi rivolgo al dott. Ruffini: noi abbiamo lavorato in questi ultimi 5 anni – lo dico con molta trasparenza: anche con qualche opposizione interna – per arrivare a questi risultati. Il nostro obiettivo è far sì che
- l’associazione comunichi i propri dati all’organismo
- l’organismo affiliante proceda al controllo dell’attività svolta dall’ente, se fa attività formativa, didattica, agonistica, dilettantistica…
Non possiamo pensare che ci chiami l’agenzia delle entrate o la guardia di finanza chiedendo che tipo di attività svolga una certa associazione sportiva e noi non si sia in grado di rispondere. Il registro prevederà proprio questo, che si sappia cosa fa una certa associazione, sotto l’egida del suo organismo affiliante.
Diceva prima il dott. Sinibaldi della necessità di rispettare gli adempimenti formali… Altri sottolineano che il mondo dello sport è fatto anche e soprattutto di persone, e non sempre queste possono stare dietro a tutti gli adempimenti. Certo, è giusto: non ho mai sottovalutato l’importanza delle persone, e sono convinto che se diamo linee guida ben precise la gente sarà in grado di rispettarle. Ma le linee guida precise non bastano, bisogna anche dare gli strumenti per rispettarle. Ebbene, con il Registro si stanno delineando linee guida e offrendo strumenti.
Vi do un’anticipazione. All’interno del Registro è prevista una area per le ricevute: ogni associazione, una volta effettuato l’accesso, potrà caricare nella propria area riservata le ricevute. E quelle ricevute metteranno in grado l’associazione di vedere da chi, quando e per cosa sono avvenuti determinati incassi. E’ sicuramente un atto di trasparenza ed è uno dei punti su cui qualche giorno fa ci siamo ritrovati d’accordo con l’Agenzia delle Entrate.
Perché le ricevute? Perché il mondo dello sport, fra le tante agevolazioni di cui gode, ha anche la possibilità per i genitori di portare in detrazione la quota pagata per la pratica sportiva dei figli. Ebbene, oggi esiste la dichiarazione precompilata: oneri bancari, spese mediche, tessera sanitaria, certificazione dei compensi, ecc, entrano nella dichiarazione precompilata. Tra questi oneri dovranno rientrare anche quelli versati dai genitori per lo sport dei figli. Noi come CONI – e qui si può vedere l’importanza del suo ruolo nell’interfacciarsi con gli organismi istituzionali – all’agenzia delle entrate abbiamo detto quanto segue: è un adempimento per nostre associazioni un po’ gravoso, basti pensare a una piccola associazione di provincia, che deve raccogliere tutte le ricevute, portarle al commercialista, il quale deve fare l’invio telematico… effettivamente è un onere sia economico che organizzativo. Ecco il ruolo del Registro: utilizzando il format delle ricevute lì inserito, nel momento in cui si indica il codice fiscale sia del genitore sia del bambino, per il tramite del registro i dati verranno trasmessi all’Agenzia delle Entrate senza che l’associazione sia gravata da ulteriori adempimenti. Il registro diventa quindi sempre più uno strumento di servizio per l’associazione, con la funzione di semplificarle la vita. E’ importante ovviamente che le associazioni lo utilizzino!
Questo risultato si può ottenere solamente perché stiamo parlando tra organismi istituzionali, perché non abbiamo interessi personali da portare: l’interesse è quello del mondo sportivo, dei praticanti, delle centinaia di migliaia di associazioni e quindi è chiaro che quando ci sediamo introno a un tavolo con altri organismi istituzionali possiamo trovare un punto di incontro, come è accaduto in questo caso.
Sicuramente ne troveremo altri, perché bisogna arrivare al punto che quando un’associazione è iscritta nel registro, e di quell’associazione si conosce l’attività che svolge, non arrivo a dire che un accertamento potrà avvenire consultando i dati del registro ma certamente diverrà sempre meno importante andare a vedere se il verbale è scritto correttamente… andiamo a vedere cosa fa, e possiamo farlo attraverso il registro. Poi andremo a selezionare quelle che secondo noi sono anomale, ma non sarà un controllo a tappeto di tutte le associazioni.
Stesso discorso riguarda la parte previdenziale. Nel dicembre del 2016 il CONI è riuscito a ottenere la famosa Circolare n. 1 dell’ispettorato del lavoro. Per la prima volta questa circolare ha chiarito questi tre aspetti:
- che la normativa è una normativa speciale: il principale problema era che i compensi erogati alle varie figure nel mondo dello sport in base all’incipit dell’art. 67 potevano essere ricondotti al lavoro autonomo con applicazione dei contributi dei fondi di gestione dei lavoratori dello spettacolo (33 %). Il CONI si è quindi interfacciato dapprima con l’INPS, poi con l’ispettorato nazionale del lavoro e ha spiegato le peculiarità del mondo sportivo. Noi, infatti, non possiamo pretendere che i funzionari dell’Agenzia delle Entrate o gli ufficiali della guardia di finanza o i funzionari dell’INPS o dell’Ispettorato del Lavoro possano conoscere bene quelle che sono le caratteristiche intrinseche del nostro mondo. E’ giusto allora che ci sediamo intorno a un tavolo, che ci confrontiamo e troviamo una posizione univoca per poter indirizzare le associazioni. Individuati i problemi, si danno le risposte.
- secondo punto: i compensi agli sportivi sono compensi agli sportivi. Non possiamo ogni volta stare con l’ansia a seconda dell’interpretazione che il verificatore dà al lavoro autonomo o al lavoro dipendente, ecc… Ma questi compensi chi li deve erogare? Una vera associazione sportiva dilettantistica, una vera società sportiva dilettantistica. E allora deve essere una società iscritta nel Registro, registro che deve avere determinate caratteristiche, che deve essere un registro unico, e così infatti lo stiamo strutturando. Circa un mese fa abbiamo incontrato sia funzionari dell’INL e dell’INPS sia funzionari dell’Agenzia delle Entrate e devo dire che si sono mostrati molto soddisfatti del lavoro che stiamo svolgendo, perché aiuta anche loro e perché hanno capito che stiamo lavorando per fare chiarezza e per eliminare le mele marce.
- ultimo punto: a chi vengono erogati questi compensi? Noi non possiamo pensare che i compensi agli sportivi possano coprire il lavoro nero. I compensi agli sportivi sono compensi agli sportivi! Sono compensi a figure necessarie per lo svolgimento dell’attività sportiva: è questo il fine per cui l’agevolazione è stata data… L’agevolazione non è stata data per pagare l’impresa di pulizie, l’elettricista che cambia la lampadina, per pagare il giardiniere che tiene a posto la siepe. L’agevolazione viene data per le persone che svolgono quelle prestazioni necessarie per lo sport dilettantistico, che piaccia o non piaccia. E’ un’agevolazione così importante che bisogna “rispettarla”, nel senso che la prestazione va individuata e identificata. Per questo abbiamo proposto – e l’Ispettorato ha accolto con favore – che si tratti di quelle prestazioni identificate dalle federazioni come necessarie per lo svolgimento dell’attività sportiva. Da questo confronto è nata la circolare INL del dicembre 2016.
Il problema è che si tratta di una circolare, e come tutte le circolari ha valore interpretativo.
Oggi, con la legge finanziaria, siamo andati oltre. Perché oggi è stato previsto che queste collaborazioni sportive siano identificate dal CONI? Perché in qualche delibera di qualche federazione è avvenuto uno “slittamento”, e non era quello che ci aspettavamo… E allora adesso è il CONI, ancora una volta l’organismo centrale, ad essere chiamato a decidere in materia di collaborazioni sportive.
Per quale motivo il CONI non è ancora uscito con un documento in materia di prestazioni? Le abbiamo identificate, le abbiamo pronte: ora c’è un confronto con l’Ispettorato del Lavoro per definire bene gli adempimenti. Da parte loro c’è un’apertura per mantenere una soglia al di sotto della quale gli adempimenti sono alleggeriti se non addirittura eliminati.
Desidero invitarvi a una considerazione: ritengo che spesso vi sia un problema di mancata conoscenza … con la Circolare del 2016 abbiamo cercato per la prima volta di codificare le prestazioni sportive. Poi abbiamo chiesto una legge che le regolamentasse, che desse una tipizzazione a questo tipo di contratto. E’ facile dire “ma io facevo l’attestazione… facevo la ricevutina…”. Ma quando poi arriva la verifica e afferma che quello è un reddito da lavoro dipendente o un reddito da lavoro autonomo con tutto ciò che ne consegue…? Ebbene, per la prima volta con la finanziaria abbiamo avuto la tipizzazione di questo tipo di rapporto: si è detto che le collaborazioni del nostro mondo sono collaborazioni coordinate e continuative e lo sono ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. m), senza se e senza ma; cioè non riconducibili all’incipit dell’art, 67; ripeto: sono solo quelle dell’art. 67, comma 1, lett. m).
Per la prima volta una legge dello stato le identifica e le tipizza. E questo è importante. Poi dopo ci saranno le questioni delle prestazioni, degli adempimenti… alla fine si arriverà a una soglia di 10mila euro, alla pubblicazione al Centro dell’Impiego, che probabilmente entro una certa soglia sarà sostituita dalla stessa pubblicazione nel Registro. Mi sembra dunque che i benefici della tipizzazione siano notevoli.
Vorrei ora concludere riaffermando che il ruolo del CONI è quello di certificare quanto ho fin qui spiegato, e tutto ciò lo stiamo facendo e sarà fatto con la massima trasparenza. E’ vero, abbiamo avuto qualche difficoltà interna: ma dobbiamo al nostro Presidente Malagò, che ringrazio, se le abbiamo superate, perché il Presidente tiene moltissimo all’immagine del CONI e ritengo che tutto il mondo istituzionale riconosca oggi la sua credibilità e la sua serietà. Sono convinto che questo modo di procedere porterà buoni risultati. E al dott. Sinibaldi, che ha posto alcune questioni importanti, posso dire, senza anticipare nulla perché non sarebbe corretto, che su queste problematiche c’è al momento la massima comprensione da parte dell’Agenzia delle Entrate: e approfitto della presenza del dott. Ruffini per ringraziarlo… Cercheremo di portare presto a termine il nostro lavoro!
Grazie a tutti dell’attenzione.